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venerdì 6 novembre 2020

Scania 142 H V8... Un compagno di avventure













Scania 142 H  V8... Un compagno di avventure

Ne abbiamo passate tante assieme, sono passati ormai circa due anni e mezzo dall'ultima volta che l'ho guidato.
Per chi ha un minimo di passione per i motori e per la guida, un autocarro non è "solo" un mezzo di trasporto che si usa per lavoro, passando molto tempo guidandolo non mi vergogno di dire che mi ci sono affezionato.
Nelle foto si vedono alcuni momenti che ci hanno visto impegnati in alcune delle tante "avventure" che abbiamo vissuto assieme. 



Venti litri




 Venti litri

A differenza di "avventure" più impegnative che ero chiamato a "vivere" con mezzi molto diversi, in quest'occasione il mezzo che mi "accompagnava" era un trattore agricolo di modeste dimensioni dotato di una cisterna dalla capacità di quindicimila litri.
Il lavoro che eravamo chiamati a svolgere era l'innaffiatura di alberelli di recente piantumazione nella pineta della Pinarella di Cervia (Ra).
Tale lavoro si rendeva necessario perchè a causa di eventi atmosferici eccezzionali una parte della pineta era stata praticamente rasa al suolo, e dopo aver levato tutti gli alberi abbattuti dal forte vento aiutato da una quantità di pioggia eccezzionale, si è ripristinato il sentiero che percorre tutta la pineta e si sono piantati nuovi alberi che andavano aiutati ad attecchire anche tramite l'innaffiatura.
Come in tutti i tipi di lavoro, anche se in apparenza possono sembrare semplici, anche in questo caso c'erano alcune operazioni da compiere che necessitavano di attenzione, ma complessivamente non si poteva dire che fosse un lavoro troppo complicato o eccessivamente pesante.
Anche qui però qualcuno complicò le cose, e devo dire che non ne fui affatto meravigliato.
La brillante idea mi fu esposta dal tecnico del Comune che sovrintendeva il lavoro: ovvero dovevo fare un certo numero di carichi al giorno (non ricordo quanti) e "abbeverare" ogni alberello con venti litri d'acqua, in modo da fare un certo numero di alberi al giorno, così da innaffiarli tutti in un certo numero di giorni per poi ricominciare daccapo.
Ancora oggi non so se quest'idea venne al tecnico, al mio responsabile di allora per accordarsi sul pagamento o fu un'idea "partorita" in comune, era un'idea però che "faceva acqua".
Decidere come si deve svolgere il lavoro sul campo da un ufficio non sempre porta a soluzioni efficaci, specie se chi decide non ha mai svolto il lavoro in questione e tiene in considerazione solo i costi e i guadagni.
Adirittura, il tecnico misurò col cronometro in quanto tempo uscivano venti litri dal tubo di gomma che usavo per innaffiare.
In definitiva, per loro dovevo lavorare in questo modo: possibilmente il mattino iniziare con la cisterna già piena, riempita il giorno prima collegando abusivamente una manichetta ad un idrante per il rifornimento idrico dei Vigili del Fuoco; cosa che, come detto dal tecnico, non potevo fare... Però si poteva fare... Sempre detto dal tecnico... Il tecnico non sapeva che il responsabile non fornì una chiave apposita per gli estintori perchè non voleva acquistarle, e così siccome eravamo in diversi a fare rifornimento e ci arrangiavamo con delle "cagne" da idraulico per aprire l'estintore, ne abbiamo rovinati parecchi e alla fine il responsabile ha dovuto pagarne la sostituzione a Vigili del Fuoco... Per il risparmio non si guarda a nulla... Chissà cosa sarebbe successo se ci fosse stato un incendio e i Vigili non fossero stati in grado di aprire l'estintore perchè rovinato.
Comunque, una volta in pineta con la cisterna carica, si cominciava l'innaffiatura, ma per accontentare i miei "capi" avrei dovuto avere un contalitri, o cronometrare per ogni pianta innaffiata, oppure versare l'acqua in una tanica da venti litri e poi riversarla... Questo era fuori discussione per il tempo che si sarebbe perso.
Quindi per far finta di accontentarli, scrissi sulla cisterna il calcolo di quante piante avrei douvto innaffiare con una cisterna e vi legai una tanica da venti litri per far sembrare di stare al loro gioco.
Nonostante ciò, non mancarono altri sopralluoghi e controlli, telefonate da un altro tecnico del Comune che invece non era d'accordo con la teoria dei venti litri ed altri piccoli "contrattempi" ma alla fine feci di mia iniziativa, cioè dare alle piante la quantità d'acqua che ritenevo giusta, in base al tipo di pianta, alla posizione in cui era piantata, a quanto rigogliosa o meno sembrasse... E non se ne seccò neppure una.


 


venerdì 23 ottobre 2020

Le prodezze di "John Rambo"

 


Le prodezze di  "John Rambo"

Questa volta riporto un racconto con cui un collega di lavoro mi ha, oserei dire, deliziato per essere così incredibile da sembrare parte della sceneggiatura di un film fantasy.

     Il racconto di cui scrivo però, mi fa pensare ad un film d'altro genere, nella fattispecie "American Sniper" di cui a grandi linee conosco la trama per averne visto il trailer e letto le recensioni, di questo film mi ha colpito il fatto che il cecchino di cui si parla è in grado di colpire un bersaglio a 2.100 metri, e ancora meglio ha fatto di recente un cecchino canadese riuscendoci ad una distanza di ben 3500 metri; quindi mi rendo conto che per un esperto tiratore è possibile ottenere risultati ai quali non avrei mai pensato prima di informarmi... 2.100 metri non sembrano una grande distanza se pensiamo al nostro quotidiano, ad esempio per i mezzi di trasporto che possiamo utilizzare ogni giorno 2100 metri possono essere percorsi in poco tempo, pensando in altri termini e considerando che il mar Mediterraneo è profondo in media 1429 metri ed il mar dei Caraibi 2647, già vediamo le cose in una prospettiva molto diversa, e 2.100 metri non sembrano pochi.

    Ora che ci siamo fatti un'idea della distanza da cui è possibile colpire un bersaglio per un cecchino, è bene informarsi anche sulle prestazioni dell'arma che usa il protagonista di questo racconto, cioè una carabina... Per informarmi, oltre al parlarne con un paio di cacciatori, ho tentato di informarmi anche in Rete e sembra trovare conferma che, come detto dai suddetti cacciatori, dopo 200 / 300 metri diventi problematico colpire anche un grosso bersaglio per tutta una serie di fattori che non andiamo ad approfondire per non uscire dall'oggetto del racconto.

    Veniamo dunque al racconto che inizia in un contesto e con una creatura quasi fiabeschi: su certe verdi colline di una ridente località, viveva un enorme cinghiale, in grado di distruggere 2 ettari di mais ogni notte (non un metro quadrato di più o di meno, e non è dato sapere per quante notti lo abbia fatto) con questo siamo appena all'inizio del racconto e già l'eventuale cinghiale sembra più simile ad una mietitrebbia, e certamente degno di essere paragonato ad una creatura fantastica, ma è con questo tipo di creature che ama avere a che fare il nostro "eroe".

    L'eroe appena introdotto, ha un "nome d'arte" di tutto rispetto, nientepopodimenoche            "Rambo", oppure "John" per chi vi è più in confidenza; questo perchè il Nostro è sempre stato affascinato da questo personaggio cinematografico interpretato dell'attore Silvester Stallone, a tal punto da avere come suoneria dello smartphone il dialogo di una scena del primo film in cui Rambo è protagonista, cioè la scena in cui Rambo si nasconde in una miniera abbandonata e riceve una chiamata via radio dal colonnello Trautman che inizia con "... Corvo chiama capopattuglia..." .

    La situazione sembrava essere stata creata ad arte dal destino perchè John (ora chiameremo così il Nostro) dimostrasse per l'ennesima volta, nonostante non fosse più necessario, almeno una minima parte delle sue straordinarie capacità... Purtroppo per il malcapitato cinghiale.

    Fra queste colline dove tale cinghiale era una vera e propria calamità per gli agricoltori, vi era anche una residenza dove John trascorreva solitamente i periodi di riposo fra una missione e l'altra... O forse erano semplicemente ferie dal lavoro? E' più divertente rimanere col dubbio... Comunque il proprietario di questa residenza sapeva dell'imminente arrivo di John, atteso anche dal locale Comandante della Forestale, che parlando appunto con il proprietario dei problemi causati dal cinghiale, riponeva le sue ultime speranze nelle capacità di John, siccome la Forestale non aveva potuto nulla contro il cinghiale, se non avvicinarvisi ad un massimo di duecento metri, distanza alla quale il cinghiale "automaticamente" si allontanava, come se fosse dotato di un radar che a quella distanza lo allertasse.

    Al suo arrivo alla residenza, John fu salutato dal proprietario come il Messia che avrebbe salvato le genti di quelle terre dal cinghiale o da qualunque altra cosa minasse la serenità di quella comunità, accoglienza non meno calorosa gli riservò il Comandante della Forestale, che gli spiegò il problema... John si disse lieto di risolverlo, così nonostante il suo soggiorno avrebbe dovuto essere di solo riposo, acconsentì... Resosi conto di quanto il suo intervento fosse indispensabile per quelle genti... Grande John, campione di altruismo.

    In pochi giorni non mancò l'occasione per John di ricambiare la calorosa accoglienza, infatti ebbe presto modo di misurarsi col cinghiale... Tale confronto avvenne quando si presentò il Comandante presso la residenza in cui alloggiava John per riferirgli che il cinghiale era stato avvicinato dai suoi uomini che vi si trovavano ad una certa distanza (ovviamente 200 metri) ed era visibile anche dalla residenza di John, per cui uscirono per valutare la situazione; il cinghiale si trovava sul versante di una collina vicina, ad una distanza stimata da John e dal Comandante in circa 1600/1700 metri... (Io forse avrei avuto qualche difficoltà a vederlo).

    Il Comandante, precedentemente informato dall'ospite di John, sapeva che per il "duello" l'arma scelta da John sarebbe stata una carabina, e sapeva anche che la distanza era eccessiva per quel tipo di arma, per questo disse a John che conosceva diversi luoghi nelle vicinanze della posizione in cui si trovata il cinghiale, dei veri e propri appostamenti che potevano usare per avvicinarsi al cinghiale ad una distanza utile per colpirlo... Ma John disse che non era assolutamente necessario, anzi apparve un po' offeso... Così il comandante un pò imbarazzato chiese chiarimenti, ma John per tutta risposta gli disse di attendere un attimo; tempo che gli servì per entrare nella residenza ed uscire con una normalissima carabina dotata di un cannocchiale, come si aspettava il Comandante... Il quale un po' incuriosito, gli chiese nuovamente ma con molto rispetto e prudenza, se fosse d'accordo o meno ad andare in una delle postazioni.

    John manifestò quanto lo urtasse ripetere le cose... Ribadì che non era necessario andare da nessuna parte, avrebbe colpito il cinghiale esattamente da quella posizione, ovvero dalla residenza in cui si trovavano, a circa 1600/1700 metri... Il Comandante non potè far altro che rimanere a bocca aperta per lo stupore ed aspettare con impazienza, e forse anche con qualche dubbio, che John portasse a termine la sua missione.

    Nonostante un po' di tempo fosse trascorso dal momento in cui il Comandante andò da John per informarlo sulla posizione del cinghiale, questi si era spostato solo di pochi metri, per cui secondo John era ancora un facile bersaglio... Dato il rischio di essere colpiti, spero fu comunicato agli uomini di mettersi al riparo in previsione del tentativo di John di abbatterlo (anche se con la precisione di John forse non sarebbe stato necessario) comunque John dopo essersi posizionato e preso la mira con l'ausilio del cannocchiale, premette il grilletto con sicurezza, poi si ricompose e fece per riporre la carabina all'interno della residenza, quando il Comandante, che sembrava visibilmente deluso, gli fece notare di aspettare un attimo, siccome non aveva colpito il cinghiale perchè questi non si era mosso... John sorrise come aspettandosi quella reazione e proseguì nel riporre la carabina, dicendo al Comandante di chiedere di verificare ai suoi uomini nelle vicinanze del cinghiale se l'avesse colpito o meno.

    Gli uomini dapprima titubanti, cominciarono ad avvicinarsi, dubbiosi che John avesse colpito il cinghiale per l'eccessiva distanza, e soprattutto timorosi per l'eventuale reazione dell'animale... Questo nonstante fossero armati, perchè vi era anche il rischio che fosse ferito e che reagisse in modo ancor più imprevedibile di quanto avrebbe fatto in condizioni normali.

    La loro curiosità crebbe perchè nonostante si fossero avvicinati ormai a molto meno di duecento metri, il cinghiale non si mosse di un millimetro... Quindi procedettero con le dovute cautele e gli si avvicinarono a pochi metri; in quel momento notarono che il cinghiale perdeva sangue, così pensarono di utilizzare qualche oggetto che trovarono nelle immediate vicinanze per capire se fosse in grado di muoversi o meno, e con il dovuto timore lo colpirono con qualche zolla di terra, ma siccome non accennò reazioni, presero coraggio e gli si avvicinarono per provare a spingerlo con decisione con un ramo trovato a terra, fu così che il cinghiale cadde al suolo privo di vita, cosa che non stupì John che stava assistendo alla scena assieme al Comandante che era in collegamento via radio con uno dei suoi uomini; inutile dire che il Comandante una volta avuta conferma dell'abbattimento del cinghiale fu a dir poco estasiato per il fatto che John, l'Eroe in cui ripose le proprie speranze, non l'avesse deluso... Ed anche perchè la gente del posto non gli avrebbe più chiesto con insistenza di risolvere il problema della presenza del povero cinghiale.

    John dimostrò ancora una volta, se ancora ce ne fosse stato bisogno, ciò di cui era capace... E stupì tutti colpendo il cinghiale da una distanza incredibile per l'arma usata e ovviamente con un colpo solo, salvò così la comunità e riportò tranquillità e sicurezza... Un Vero Eroe.

    Successivamente, dichiarò che tale impresa fu possibile solo perchè vi era assenza di vento, altrimenti forse non sarebbe riuscito a colpirlo con un colpo solo... Viva la modestia.











martedì 14 luglio 2020

La cassetta degli attrezzi

La cassetta degli attrezzi






  
 Un episodio relativamente recente che va ad accumularsi alle varie esperienze di lavoro, riguarda una richiesta che feci circa tre anni fa al responsabile di noi operatori dell'azienda in cui lavoro ora, questo rapporto di lavoro è iniziato appunto poco prima dell'episodio in questione.
    Iniziai questa "avventura" non entusiasta, ma perlomeno speranzoso... pur non essendo un ottimista, speravo che in quest'azienda le cose potessero migliorare rispetto al mio lavoro precedente.
    Essere assunti come dipendenti dove lavoro ora, non è neppure così semplice: bisogna superare un concorso a mio avviso anche troppo selettivo per le attività che si andranno a svolgere.
    Comunque sia, la suddetta richiesta riguardava una cassetta porta attrezzi.
    Siccome il lavoro che svolgo implica la necessità di usare un certo tipo di attrezzatura, a volte si rende necessario effettuare qualche manutenzione a tali attrezzi... Per cui non mi parve di avere chiesto nulla di strano ma ciò fece sì che col suddetto responsabile ebbi un dialogo all'incirca come il seguente:
    Io: "Scusa Marco (nome di fantasia) è possibile avere una cassetta porta attrezzi per fare manutenzione?"
    Marco: "Perchè?"
    Io: "Ieri abbiamo avuto un problema, se avessi avuto qualche attrezzo avrei potuto risolverlo, invece sei dovuto venire tu sul posto di lavoro dal magazzino..."
    Marco: "....."
    Io: "Se a te va bene così, non fa niente... non mi sembra comodo neppure per te ma va bene... 
    Marco: "....."
    Io: "Anche a livello pratico il lavoro si svolgerebbe in maniera più efficiente..."
    Marco: "Va bene, vedo cosa posso fare..."
    Io: "Ok, grazie"
    Io: (dopo circa una settimana) "Per quella cassetta poi?..."
    Marco: "Ci sto guardando..."
    Io: "... Ok..."
    Io: (dopo qualche giorno) "La cassetta?"
    Marco: "Tra qualche giorno te la porto"
    Io: "Va bene"
    Io: (dopo oltre una settimana dall'ultima volta) "Non vorrei essere insistente ma aspetto la cassetta, mi sarebbe tornata utile in questi giorni..."
    Marco: "Domani te la porto"
    Io: "Bene"
    Marco: (il giorno dopo) "Ho la cassetta, è nel furgone, prendila pure"
    Io: "Ok, grazie"
    A questo punto, afferro la cassetta (che non era nuova) e la sollevo con una certa forza, dando per scontato che ci fossero degli attrezzi all'interno) la sollevo però con inaspettata facilità e insospettito provo a scuoterla e non sento nessun rumore, così guardo Marco con aria interrogativa... Marco fa finta di niente ed io apro la cassetta, che come sospetto è vuota, così piuttosto stupito riprendo il dialogo con Marco...
    Io: "Marco, scusa ma la cassetta è vuota..."
    Marco: "Sì, tu mi hai chiesto una cassetta per gli attrezzi..." 
    Io: "Verissimo, ma a cosa mi serve se gli attrezzi non ci sono?"
    Marco: "Credevo che li avessi tu..."
    Io: "Come che li avessi io? Se li ho chiesti a te è perchè non li ho..."
    Marco: "Sì ma gli altri se li portano da casa, comprarli costa..."
    Io: "Ok, tieni pure la cassetta, siamo a posto così..."





domenica 17 ottobre 2010

Un'esperienza che ha "fruttato"




    Un'esperienza che ha "fruttato"



Ricordo con simpatia quest'esperienza, il lavoro era di tipo manuale e pesante, ma l'ho fatto volentieri.
Nelle estati dai 14 ai 19 anni, se non ricordo male, un pò perchè d'inverno fino ai 16 o 17 anni seguivo corsi scolastici, un pò perchè c'era il servizio di leva che mi attendeva e non avevo ancora specializzazioni o competenze particolari che mi permettessero di trovare un impiego duraturo, mi dedicavo alla raccolta della frutta.
    Si iniziava il lavoro presto, circa alle 6 (perchè è quasi improponibile farlo nelle ore più calde) e si terminava alle 13:30, sempre se non ricordo male.
    Non era certo mentalmente difficile come lavoro, ma costringeva a sviluppare una buona dose di resistenza alla noia; perchè seppur ci fosse come distrazione il vociare del gruppo di donne che come me raccoglieva frutta, il lavoro era molto noioso... Non riesco a quantificare il gran numero di pere, mele, pesche, o di grappoli d'uva che raccoglierevo in un giorno... Una volta raccolti i primi frutti, i successivi non si raccoglievano in modo molto diverso... "E la cosa viene un po' a noia"... Ma ripeto, in fondo non ne ho un brutto ricordo.
    A volte mi poteva capitar di guidare un trattore per un breve lasso di tempo, o di vuotare in un cassone di plastica (chiamato bins) i secchi che usavamo per la raccolta della frutta, ma non così spesso da distrarmi... Quando facevo questo lavoro, prima di addormentarmi chiudendo gli occhi vedevo il tipo di frutta raccolta durante la giornata... Ahahah..
    Però... Non sò... Sarà stata l'atmosfera che mi pareva avesse quel lavoro... Sarà che si stava all'aria aperta in mezzo al verde... Forse sarà stata solo un'impressione ma era un periodo migliore del presente.